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Immagine del redattoreMedia Convegno FMA 150

L’educazione delle giovani donne

«Cittadine del mondo. Spunti sull’apporto delle Figlie di Maria Ausiliatrice all’educazione delle giovani donne» è il tema del quarto appuntamento dei “Giovedì Salesiani all’Auxilium”, organizzato dal Centro Studi sulle FMA e in programma il prossimo 3 febbraio, a partire dalle 18.30, come di consueto in diretta streaming sul Canale YouTube dello stesso Centro Studi.


La prof.ssa Piera Ruffinatto, approfondirà un argomento assai fecondo: il binomio educazione della donna-educazione della società.

Nel 1870, il pedagogista Aristide Gabelli affermava: «Il risorgimento di un popolo incomincia dall’educazione della donna». Effettivamente, il contributo che la donna può portare alla comunità e alla società in genere è di indiscutibile rilevanza giacchè le risorse presenti in essa la rendono adatta alla società in continuo e sempre più rapido mutamento. Studiare questo binomio a partire dalla storia dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) è un percorso impegnativo se si pensa alla sua rapida ed estesa diffusione in diversi contesti e culture, con risposte diversificate a partire dai molteplici bisogni formativi delle giovani incontrate.


Nella riflessione proposta si cerca dunque, in forma limitata e sintetica, di offrire alcuni spunti in merito evidenziando in particolare il contributo delle FMA all’educazione delle giovani nell’arco dei 150 anni di vita dell’Istituto (1872-2022).

Collocando l’azione delle educatrici nell’orizzonte dell’umanesimo pedagogico cristiano di san Giovanni Bosco e santa Maria Domenica Mazzarello si fanno emergere alcuni aspetti che lungo la storia hanno caratterizzato il loro impegno in favore dell’educazione delle nuove generazioni nell’attenzione costante a coniugare la “buona cristiana” con l’”onesta cittadina”.

Ispirandosi al Sistema preventivo di don Bosco, le FMA evitano un modello assistenzialistico privilegiandone uno intenzionalmente educativo, che comporta l’agire in favore delle giovani perché esse possano sviluppare le loro capacità, migliorare le competenze, rendersi protagoniste attive e responsabili della loro crescita e di quella delle persone loro affidate.


È questo il filo rosso che attraversa i centocinquant’anni di vita dell’Istituto per consegnare all’oggi una missione che, se nell’ispirazione è sempre la stessa, nella realizzazione si esprime con nuove risposte a nuove domande.

Nella categoria della “presenza” educativa si può individuare la modalità più consona per essere parte attiva dei processi di costruzione del nuovo modello di sviluppo umano auspicato da papa Francesco, paradigma di nuova umanità che trova i linguaggi adatti ad esprimere e trasmettere una cultura della vita e della pace capace di promuovere la dignità della persona e di denunciare le violazioni che distruggono il progetto di fratellanza iscritto nella vocazione della famiglia umana. Una cultura dalla quale germina l’impegno per lo sviluppo sostenibile, l’ecologia integrale, la giustizia, la comunione dei beni, i diritti umani. E questo in chiave femminile, ovvero, scegliendo la “presenza” che genera vita.

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